lunedì 8 ottobre 2012

L’importanza del grano nella filiera agroalimentare




Riportiamo l’articolo di Augusto Verlicchi, Direttore Cerealproteici Terremerse, pubblicato in apertura dello “Speciale Cereali 2012-2013”.

La coltivazione del grano rappresenta la coltura più importante in tutto il mondo, in quanto è alla base dell’alimentazione umana.
Ci sono paesi in cui il 60% delle calorie della dieta giornaliera sono fornite direttamente dal grano, contro una media nel mondo del 20%. Questo ci fa capire la sua importanza nella dieta umana e come sia una risorsa strategica per molti Paesi. È coltivato in poco più di 200 mln di ettari, e si producono da 600 a 630 mln di tonnellate annue. Nei Paesi industrializzati il grano è la coltura più importante, mentre nei Paesi in via di sviluppo, al cui interno rientra la popolazione asiatica, è secondo dopo il riso. È pertanto prevedibile che il grano insieme a riso e mais, così rilevanti nella dieta di molte popolazioni, non caleranno nel tempo ma anzi, con l’aumento demografico, incrementeranno le loro superfici.
Autorevoli fonti a livello mondiale stimano che nel 2030 il mondo avrà bisogno di produrre il 40% in più di grano e di raggiungere una produzione vicina ai 900 mln di tonnellate.
Storicamente la disponibilità di grano è sempre stata abbondante, ma dagli anni 90 assistiamo a una riduzione costante delle riserve mondiali dovuta ad un consumo che oggi è quasi prossimo ai quantitativi prodotti annualmente.
Il grano è la coltura più commercializzata nel mondo e questo lo rende anche coltura di soccorso, per eccellenza, grazie alla sua facile trasportabilità e stoccaggio. Questi fattori permettono che questa commodities sia sempre più strategica e non ci sorprende che il suo prezzo sia aumentato velocemente negli ultimi anni. Quest’anno le quotazioni di partenza risultano essere interessanti, complice anche la siccità che ha colpito molti Paesi produttori di cereali, in particolare gli USA, la coltura del mais, e il trend che si prevede è quello di un ulteriore incremento del suo prezzo. Un trend che, se si avvererà, sarà certamente positivo per i nostri produttori agricoli in quanto le rese unitarie (anche se non in tutte le zone) sono state discrete, ma che può creare tensioni ai Paesi importatori. Occorre pertanto trovare il giusto equilibrio fra domanda e offerta che consenta al produttore una remunerazione del proprio lavoro e il recupero dei costi. Uno degli elementi di questo equilibrio è certamente la resa produttiva che va ricercata attraverso l’innovazione varietale e la tecnica agronomica. Certo non è facile in quanto, spesso, dobbiamo fare i conti con ostacoli non prevedibili quali gli andamenti climatici avversi (siccità quest’anno, andamenti stagionali molto piovosi due anni fa). Per far fronte a ciò, è necessario che la ricerca usi tutte le risorse a disposizione per cercare di mantenere elevato il potenziale produttivo delle colture e stabile in tutte le condizioni sub-ottimali; inoltre deve esse in grado di proteggere le potenzialità produttive dalle malattie.
Noi pensiamo quindi che per mantenere nel settore agroalimentare questa filiera a livello competitivo, occorra che il sistema governativo investa sempre più in una ricerca finalizzata che consenta una ricaduta positiva sia a livello economico sia sociale, senza mai dimenticare che le produzioni devono essere remunerative per chi le coltiva; qualsiasi agricoltore, infatti, in qualsiasi parte del mondo si trovi, deve poter contare sulla redditività della propria attività.
Inoltre, non dobbiamo mai dimenticare che il nostro Paese è fortemente importatore di grano tenero e investire nella ricerca in questo senso può permettere di migliorare la nostra bilancia dei pagamenti e di rassicurare il consumatore sull’origine della materia prima.

Uno sguardo a medio termine sulla politica Comunitaria

Dal 2005 ad oggi le due riforme della Pac hanno segnato una svolta nella gestione dei mercati da parte della UE. È noto a tutti, infatti, che le vecchie misure di mercato sono state sostituite da politiche di sostegno al reddito. Anche la proposta della Commissione per la nuova Pac post 2013 continua su questa strada, proponendo misure per un ulteriore indebolimento degli interventi di mercato. Tutto questo in un panorama che ha visto, in particolare negli ultimi 5 anni, una fortissima volatilità dei prezzi e la diminuzione del potere negoziale dei singoli agricoltori. La Commissione nel formulare le nuove proposte ha tenuto conto che ci sarà un aumento della domanda mondiale di cereali, ma che i mercati saranno sempre più caratterizzati da un elevato grado di incertezza e di volatilità. Per questo ha proposto una strategia tesa a migliorare il funzionamento delle filiere attraverso i seguenti strumenti:
1. le O.P. e le A.O.P, le quali hanno il compito di programmare la produzione, adattare la domanda, concentrare l’offerta per una migliore commercializzazione e per ottimizzare i costi di produzione;
2. le O.I. che sono le Organizzazioni Interprofessionali, con il compito di migliorare la conoscenza e la trasparenza del mercato, migliorare il coordinamento nell’immissione sul mercato dei prodotti, migliorare l’orientamento della produzione alle esigenze del mercato e dei consumatori;
3. i contratti che l’autorità pubblica può rendere anche obbligatori, questi accordi contrattuali devono essere
scritti e negoziati dalle O.P.;
4. strumenti di gestione del Rischio, in particolare la costituzione di fondi mutualistici;
5. trasparenza del mercato, compito questo demandato alle O.I.

L’impegno di Terremerse

Ci fa piacere trovare anche nella politica della UE, la conferma che la strada intrapresa da anni da Terremerse è giusta. In particolare, la programmazione della produzione, la concentrazione dell’offerta, l’ottimizzazione dei costi sono stati da sempre i nostri obiettivi, portati avanti sia dalla Cooperativa sia attraverso l’O.P.. L’impegno di Terremerse nel settore cerealicolo, e più in specifico dei cereali a paglia, è finalizzato alla conferma di quegli elementi chiave che stanno alla base della nostra cerealicoltura e che si possono riassumere per il produttore nella adozione delle buone pratiche agronomiche:
1. l’avvicendamento colturale, è un elemento importante e strategico per una cerealicoltura di qualità;
2. le scelte varietali adeguate agli areali produttivi, la fertilizzazione mirata e la difesa delle colture completano gli elementi chiave per lo sviluppo della moderna cerealicoltura.
Le indicazioni che Terremerse fornisce attraverso la propria Rete Tecnica e i diversi strumenti di divulgazione sono il frutto di continui interventi di ricerca e sperimentazione condotti nei diversi areali dalla nostra Cooperativa. Le caratteristiche intrinseche derivate dalle adeguate tecniche produttive permettono, senza ombra di dubbio, di affrontare i mercati di sbocco nelle migliori condizioni e uscirne vincenti con altre produzioni locali e internazionali che spesso presentano disformità nelle caratteristiche merceologiche. Compito di Terremerse è quello di salvaguardare e valorizzare la qualità prodotta in campagna; in tal senso, i contratti di valorizzazione (prossimamente verrà pubblicata una news su questo nostro sito) che anche quest’anno proporremo trovano la loro massima efficienza se abbinati a una gestione commerciale del prodotto fluida e disponibile per il mercato durante tutto l’arco della campagna di commercializzazione. Per la realizzazione di politiche commerciali di valorizzazione del prodotto sui mercati di sbocco, è importante operare con elevati quantitativi e costanti nel tempo in quanto le industrie obbediscono a delle logiche di economia industriale che si basano sulla fornitura costante e omogenea per tutto il periodo di lavorazione.
Terremerse è anche per questo Socia dell’O.P. Cereali. L’O.P. è nata per salvaguardare gli interessi dei produttori attraverso la concentrazione dei volumi, la pianificazione delle produzioni in funzione dei mercati di sbocco e lo sviluppo di rapporti di partnership fra produzione e mercato, teso ad accrescere la catena del valore e garantire più reddito alle imprese.